Latte vaccino: cosa dice attualmente la scienza
I consumi italiani che calano, informazioni contraddittorie e tantissimi dubbi su questo alimento: diverse voci sostengono che il consumo di latte vaccino aumenti il rischio di sviluppare malattie croniche cardiovascolari, osteoporosi, cancro…cosa c’è di reale, cosa c’è di probabile, cosa c’è di totalmente errato tra le pagine web?

Il latte (riferendomi in questo articolo esclusivamente al latte vaccino) è composto da acqua per circa l’87%. La restante parte ha una composizione abbastanza articolata.
- Grassi per il 3,9%. La percentuale varia tra le diverse tipologie commerciali: latte intero (>3,5%), parzialmente scremato (1,5-1,8%), scremato (<0,5%).
- Proteine per il 3,4 %: classificabili in caseine e sieroproteine. Le proteine del latte vaccino sono considerate di elevato valore biologico in quanto caratterizzate da elevata digeribilità-biodisponibilità e costituite da tutti gli amminoacidi essenziali per il nostro organismo.
- Lattosio per il 4,8%: il famoso zucchero (disaccaride) che provoca i fastidiosi sintomi gastrointestinali in chi soffre di intolleranza al lattosio, una delle poche intolleranze diagnosticabili e scientificamente riconosciute.
- Minerali: calcio, fosforo, potassio, magnesio, zinco e selenio.
- Vitamine idrosolubili del gruppo B (riboflavina e B12)
- Vitamine liposolubili in concentrazioni direttamente proporzionali al tenore lipidico.
Quali sono le linee guida per il consumo di latte?
L’utilizzo del latte è promosso a gran voce da tutte le linee guida pubblicate nel mondo, che condividono l’indicazione al consumo quotidiano di questo alimento.
In particolare le linee guida per una sana alimentazione redatte per la popolazione Italiana prevedono 3 porzioni giornaliere di latte o yogurt, considerabili prodotti equivalenti dal punto di vista nutrizionale. Una porzione corrisponde a 125 ml di latte o 125 g di yogurt.
Queste raccomandazioni non rispecchiano il consumo effettivo di latte nel nostro Paese: secondo uno studio del 2005-2006 il consumo medio della porzione italiana è di una porzione al giorno [1], decisamente inferiore alla media europea. La situazione non migliora se si aggiunge lo yogurt al conteggio.
Cerchiamo di sfatare qualche “voce di corridoio” che contribuisce ad alimentare questa situazione.
Il consumo di latte vaccino è un fattore di rischio per le malattie cerebro e cardio vascolari?
NO. Numerosi studi e metanalisi (che riassumono i dati provenienti da diversi studi) affermano che il consumo di latte non correla positivamente con le patologie cardiovascolari (non è quindi un fattore di rischio) e risulta addirittura protettivo per le cerebrovascolari [2].
Il consumo di latte vaccino è un fattore di rischio per le patologie tumorali?
Il discorso è un po’ più complesso ma sostanzialmente NO.
La presunta associazione tra il consumo di latte e l’incidenza di alcuni tipi di tumori è oggetto d’attenzione da parte della comunità scientifica e dei media. I meccanismi d’azione ipotizzati per spiegare le possibili associazioni (sia positive che negative) tra consumo di latte e patologie tumorali sono numerosi. L’alto contenuto di calcio, lo stimolo alla produzione di IGF-1, il galattosio i principali fattori considerati.
Le evidenze epidemiologiche sono sostanzialmente negative.
Nello specifico:
- Incidenza totale di tumore e consumo di latte: nessuna associazione.
- Incidenza in sedi anatomiche specifiche e consumo di latte: rischio modestamente aumentato per il tumore alla prostata (con riferimento a consumi di 200 gr al giorno) [3], rischio diminuito (effetto protettivo) per il tumore al colon-retto (con riferimento a consumi di 200 gr al giorno) [4], nessuna correlazione con il cancro alla mammella [5], nessuna correlazione con il cancro all’ovaio [6].
In conclusione: le associazioni positive e negative rilevate sono, per il momento, poco significative.
Sono necessari ulteriori studi ed approfondimenti ma, allo stato attuale, i benefici che derivano dall’assunzione di latte, al di fuori di questo particolare ambito che richiede ulteriori studi, sono di gran lunga maggiori rispetto ai rischi valutati.
Piccolo approfondimento sull’IGF-1: un ormone prodotto nel nostro organismo in risposta a stimoli proteici. I suoi effetti sul nostro organismo sono abbastanza articolati. Alcune ipotesi lo vedono correlato alla promozione delle patologie tumorali vista la sua attività come promotore della crescita cellulare e la sua azione anti-apoptotica (inibisce cioè la morte cellulare programmata). Tuttavia gli studi scientifici a riguardo non confermano tale associazione ed i tentativi di bloccare le vie dell’IGF-1 nella terapia delle patologie tumorali ha dato risultati deludenti. Inoltre il latte di soia, assunto da molti in sostituzione del latte vaccino proprio per questa paura, può anche esso portare un leggero aumento dell’ IGF-1 vista la quota proteica che contiene[7].
Qual’è il rapporto tra latte ed osteoporosi?
La preoccupazione (piuttosto diffusa sul web) che il consumo di latte, inducendo un’acidificazione del plasma, causi un rilascio di matrice minerale dall’osso per tamponare l’acidificazione stessa, non è supportata da evidenze scientifiche solide [8].
Al contrario numerosi studi sostengono l’importanza di questo prodotto soprattutto in giovane età: un basso apporto di latte, e di conseguenza dei minerali coinvolti nel benessere delle ossa (soprattutto calcio, magnesio e fosforo) durante l’infanzia e l’adolescenza si associa infatti con un’aumentata incidenza di fratture osteoporotiche in età avanzata, particolarmente tra le donne. Nell’adulto, inoltre, un apporto adeguato di calcio, fosforo, proteine (di cui il latte è un buon rappresentante) e vitamina D rallentano la perdita di matrice ossea correlata all’età.
Non esistono quindi evidenze scientifiche concrete per bandire dalle nostre tavole questo importante alimento. L’unico buon motivo rimane l’allergia alle proteine del latte.
Dott.ssa Erika Panni
Biologa Nutrizionista
[1] The Italian National Food Consumption Survey INRAN-SCAI 2005-06: main results in terms of food consumption.Leclercq C1, Arcella D, Piccinelli R, Sette S, Le Donne C, Turrini A; INRAN-SCAI 2005-06 Study Group.
[2] Alexander DD, Bylsma LC, Vargas AJ et al. Dairy consumption and CVD: a systematic review and metaanalysis. Br J Nutr. 2016;115(4):737-50.
[3] Aune D, Navarro Rosenblatt DA, Chan DS et al. Dairy products, calcium, and prostate cancer risk: a systematic review and meta-analysis of cohort studies. Am J Clin Nutr. 2015;101(1):87-117.
[4] Aune D, Lau R, Chan DS et al. Dairy products and colorectal cancer risk: a systematic review and metaanalysis of cohort studies. Ann Oncol. 2012;23(1):37-45.
[5] Milk and yogurt intake and breast cancer risk: A meta-analysis.Chen L1, Li M2, Li H1. Medicine (Baltimore). 2019 Mar.
[6] Genkinger JM, Hunter DJ, Spiegelman D et al. Dairy products and ovarian cancer: a pooled analysis of 12 cohort studies. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2006;15(2):364-72.
[7] Insulin-like growth factor-1 and binding protein-3 in a 2-year soya intervention among premenopausal women. Maskarinec G1, Takata Y, Murphy SP, Franke AA, Kaaks R.
[8] Fenton TR, Tough SC, Lyon AW et al. Causal assessment of dietary acid load and bone disease: a systematic review & meta-analysis applying Hill’s epidemiologic criteria for causality. Nutr J 2011;10:41.